Anna Pirolli. Sono nata in Liguria dove ho cominciato il mio percorso artistico frequentando listituto darte e la scuola del fumetto. Per studiare illustrazione mi sono trasferita a Milano, dove sono rimasta a vivere. Nel 2001 mi sono laureata allIstituto Europeo di Design e ho lavorato per anni  come illustratrice freelance e art director per aziende come Mondadori, Pearson, MTV, Kinder Ferrero, Vogue, Telecom, realizzando giochi, magazine e applicazioni digitali. Qualche anno fa ho intrapreso un cambio di rotta rivolgendo la mia attenzione principalmente alleditoria per bambini. Nel 2018 è uscito il mio primo albo illustrato, I Hate My Cast, scritto da Davide Calì e pubblicato da Chronicle books. Salani Editore ha pubblicato il mio secondo albo illustrato, E poi viene il momento, scritto da Pierdomenico Baccalario. Sono in lavorazione su altri libri di imminente uscita in libreria. Insegno design applicato alle arti allo IED e allAccademia di Brera.

Anonymouse

Illustrazione tratta dal picture book di imminente uscita “Anonymouse”, scritto da Vikki VanSickle e pubblicato da Tundra Books – tecnica digitale (Photoshop).

 

 

Il Profeta

Illustrazione tratta dall’adattamento per bambini del libro di imminente uscita “Il Profeta” di Kahlil Gibran, curato da BesideBooks – tecnica digitale (Photoshop)

 

 

Gatti in mostra

Illustrazione tratta dalla serie di venti ritratti realizzati per la mostra personale “Gatti in mostra”, organizzata da Milonga Cornici – tecnica digitale (Photoshop)

L’intervista a cura di Francine Ladouceur.

1.So che lei non ha scritto la storia del libro “I hate my cats”, eppure nei suoi disegni fa trasparire bene le emozioni dei personaggi della storia. Come avviene il processo di creazione delle sue illustrazioni? Ha bisogno di pensare ad un dialogo prima di fare i disegni che sia di in un libro, di un manifesto o di una rivista?

I personaggi di questa storia sono due gatti e anche se non li ho mai conosciuti personalmente (all’epoca non conoscevo neanche l’autore) ho attinto dall’esperienza di tutta una vita passata al fianco di questi meravigliosi animali: in casa mia ho  avuto sempre e solo gatti, quindi sono particolarmente esperta! Per ogni scena descritta dall’autore mi bastava immedesimarmi e ricordare situazioni simili. In generale sono abituata a notare particolari, comportamenti e sguardi che poi entrano quasi senza accorgermene nelle mie illustrazioni. Tutto per me si muove attraverso le immagini, è come se fossi realmente nella scena e osservassi le reazioni dei personaggi, mi immedesimo nelle loro sensazioni in modo da descriverle più verosimilmente possibile. Con le parole non riesco a fare la stessa cosa, non ho la stessa dimestichezza che ho con le immagini.

 

2. Lei è un’illustratrice, osserva molto, disegna spesso degli occhi grandi e anche degli occhi chiusi. Allora fra i cinque sensi, lei utilizza la vista per esprimere quello che i personaggi sentono e vogliono dire, piuttosto che gli altri sensi come la gestualità, per esempio. Perché?

Fin da bambina ho imparato a utilizzare soprattutto la vista per osservare e codificare il mondo: mia mamma era insegnante di educazione artistica ed ha educato il mio sguardo, o forse è meglio dire la mia mente, ad osservare il mondo con attenzione. Non credo però che ci sia una linea di demarcazione così netta tra un senso e l’altro: quando immagino un’illustrazione ”sento” i suoni, “tocco” i materiali o “assaporo” il gusto di una pietanza, quindi sono coinvolti tutti i sensi. Poi prende forma un’illustrazione, che è un misto di sensazioni difficilmente spiegabili.

 

3. Quando guardo i suoi disegni vedo sempre la felicità, la gioia e le risate. Sono poco presenti la paura e la tristezza. Nel mondo in cui viviamo adesso, dove trova la forza di mantenere l’ottimismo per il futuro, designare delle belle cose e trasmettere dei valori di positività ai bambini?

Il mondo è un insieme di tanti eventi: la dolcezza si intreccia alla brutalità, da una cosa apparentemente bella può nascere qualcosa di decisamente brutto e viceversa. Per me tutto è un fluire. Questi mesi difficili in cui siamo stati più vicino alla paura e alla caducità della vita sono stati anche una grande lezione, una grande spinta verso il dono della vita: sentire che non siamo immortali ci fa finalmente aprire gli occhi su ciò che conta e ciò che può essere abbandonato. Io ho deciso di raccontare la meraviglia, un po’ per carattere un po’ per scelta, perché si può e si deve scegliere sempre. Scoprire che si può scegliere ha un potere fortissimo perché ci toglie all’incoscienza con cui conduciamo la maggior parte della vita: possiamo scegliere che parole usare, come comportarci o cosa fare, possiamo scegliere qualunque cosa solo che non sappiamo di poterlo fare! Nelle mie illustrazioni cerco di far trasparire la magia, la delicatezza, il non detto, tutto quello che sfugge ad uno sguardo veloce e grossolano. Continuo a vedere il bello ovunque, è più forte di me.