Riccardo Guasco, in arte “rik”, è un illustratore e pittore nato ad Alessandria nel 1975. Innamorato del manifesto come mezzo di comunicazione utile ad una buona educazione all’immagine, mescola poesia e ironia creando illustrazioni per far sorridere gli occhi. Le sue illustrazioni appaiono su campagne pubblicitarie, riviste, libri, navi e biciclette. È felice di aver collaborato con The New Yorker, Eni, Tim, Poste Italiane, Nastro Azzurro, Moby, Martini, Ferrari, Agnesi, Touring Club Italiano, Repubblica, Esselunga, Emergency, Greenpeace, Rai, San Carlo e molti altri.

Il temporale #2” illustrazione digitale - 2020

 

 

Un bacio è un apostrofo verde tra un giallo di Napoli e un blu di Prussia” illustrazione digitale - 2017

 

 

artini Racing Ciclismo” illustrazione digitale - 2018

L’intervista a cura di Felicia Guarna Andaloro.

1. Quando pensiamo a Riccardo Guasco, visualizziamo le bellissime illustrazioni di gare ciclistiche che trasmettono un senso di perseveranza, sforzo e trionfo. Nella tua illustrazione del libro ‘’ La bicicletta gialla’’ com’è stato compiere un’opera di bici rivolta ai bambini?

La bicicletta accompagna la mia produzione quasi dall’inizio della mia carriera, non è stata una scelta voluta ma casuale, dettata forse dalla sua forma spigolosa e futurista, dall’essenzialità delle sue linee, dal fatto che dove sono nato (Alessandria) sia un territorio che ha dato i natali a molti ciclisti e quindi la bicicletta si “respira” di tradizione. Le mie biciclette però non sono mai da sole, l’attrazione non è per il mezzo in sé ma per chi lo guida e lo completa, gli da velocità e forza: gli uomini, le donne, e nel caso della “Bicicletta gialla” anche i bambini. Ma in questo libro, magistralmente scritto da Matteo Pelliti, la bicicletta non è solo un mezzo di locomozione, diventa un sogno, un desiderio, uno dei più importanti che si hanno da bambini: “la prima bicicletta”, non un semplice regalo ma il primo vero simbolo di libertà e autonomia che ti permette di viaggiare, di fare anche solo il giro del quartiere ma di allontanarti da solo in cerca di avventure con un mezzo proprio. Il mio approccio alla bicicletta su questo libro si è spogliato del dinamismo e della velocità che normalmente utilizzo nei poster dal sapore più sportivo e competitivo, ed è diventata una bicicletta essenziale, fatta di poche cose, quasi un rottame sulle prime pagine, di poche linee, magari non velocissima, ma in grado di evocare grandi sogni e pedalate. Un enorme grazie lo devo ovviamente alla casa editrice Topipittori, molto più avvezza al linguaggio dei bambini di me, che mi ha aiutato dopo numerose chiacchierate e pagine di prova a trovare la strada giusta, ma si sa, come nel ciclismo si vince soprattutto se hai dei bravi gregari che sono in grado di trainarti lontano.

   

2. Utilizzando la mente come uno schermo vuoto, quali immagini proietteresti, pensando a un mondo dopo il COVID-19?

Questo è un argomento molto attuale che, durante i periodo di chiusura totale, è emerso molte volte sia in forma personale come pensiero di fronte a quanto stava succedendo a ciascuno di noi, sia come discussione con amici o conoscenti confrontando la diverse vite e i loro cambiamenti.  Sicuramente questa chiusura forzata è stato una parentesi anomala della nostra vita che, nonostante si speri non accada più, ci ha portato a cambiare drasticamente alcune abitudini o quantomeno a ragionare su queste. Personalmente non sono bravo con le parole, e sullo schermo vuoto della mia mente di quei giorni non potevo che disegnarci, è nato un libro, che ho poi chiamato “Stay at home”, che raccoglie tutte le mie riflessioni illustrate giorno per giorno della chiusura totale fino all’inizio della fase 2 e di cui una parte del ricavato delle vendite è stato donato all’associazione Solidal di Alessandria e alla Croce Rossa di Cremona. Sostanzialmente sono immagini ripulite, alleggerite di tutto il peso della routine e dalle cose inutili che pensavamo fossero utili e vitali, immagini di aiuto reciproco, rispetto e solidarietà ma anche di ironia e divertimento senza per forza essere offensivi o polemici. Immagini più lente e riflessive perché siamo stati costretti a ragionare sul tempo che passa e immagini in cui forse è difficile e strano cambiare abitudini e priorità, ma abbiamo visto che con qualche sforzo si può fare. Come diceva Darwin: “sopravvive la specie più predisposta al cambiamento” trasformiamo questa tragedia in un occasione.

 

3. Per diventare un illustratore di successo è più importante avere del talento artistico o avere del talento imprenditoriale?

Personalmente sono sempre stato più incline al talento artistico puro, ho sempre fatto scuole d’arte e quello mi hanno insegnato, nonostante abbia sempre cercato di restare fuori dall’ottica bohémien dell’artista maledetto e tormentato ho sempre cercato di lavorare duro su quello che facevo sul foglio convinto che sarebbero bastati applicazione e metodo per far diventare la mia passione un lavoro vero. Ho sempre però visto il “talento” non come una luce divina che ti investe in culla e ti dona una capacità a caso (musica, scrittura, arte, cucina…) ma come il trovare piacere a fare qualche cosa e avere la costanza di riuscire a farlo per molto tempo senza mai stancarti o perdere di entusiasmo. Io sono un bulimico di disegno, disegno sempre, ovunque e qualsiasi cosa, mi piace e mi stanco difficilmente, per questo pensavo di avere tutto ciò che mi serviva per far diventare quello che disegnavo un lavoro. Purtroppo no. Il talento imprenditoriale è importante, l’ho compreso nel tempo, quando trasformi un hobby in un lavoro. E’ importante perché è tutto quello che c’è fuori dal tuo foglio e deve essere seguito quasi con la stessa attenzione e cura che hai sulla pagina, è la gestione dei rapporti con i clienti, il saper trattare con loro, l’interpretare le loro esigenze, quando saper dire di si e quando dire di no, è saper quanto valgono realmente le cose che fai senza sovrastimarsi ma neanche sottostimarsi, è conoscere i colleghi, organizzarsi la giornata e gestire la contabilità. Credo quindi che per realizzarsi a pieno in qualsiasi professione artistica non basti solo uno dei due ma un giusto equilibrio di talento e capacità imprenditoriale.